Ruolo dell’Occhio nei Disturbi Propriocettivi e Proposte di Trattamento

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L’occhio è insieme al piede uno dei recettori primari del nostro sistema tonico posturale. Si tratta infatti di un esterocettore e di un propriocettore al tempo stesso; l’esterocezione sensoriale è riferita ai meccanismi di visione, ossia quelli che ci permettono di percepire e ricreare una propria rappresentazione del mondo esterno (discriminazione cromatica, visuale periferica, riconoscimento degli oggetti ecc..); la propriocezione invece è legata al lavoro muscolare “extra-oculare”, ossia dei muscoli estrinseci dell’occhio e alle “vie dell’oculo-cefalo-giria” che assoggettano i muscoli del collo e delle spalle a quelli appunto dell’occhio.

Ma come fa l’occhio ad interferire negativamente sulla postura di un atleta? E come interviene un posturologo in questi casi? Per rispondere a queste due domande, è necessario esporre alcuni concetti chiave di carattere anatomico e neuroscientifico su questo importante recettore.

EVIDENZE SCIENTIFICHE

Studi neuroscientifici hanno dimostrato in maniera inconfutabile il ruolo dell’occhio come recettore del sistema tonico posturale. Nel 1951 J. B. Baron è stato uno dei primi a studiare gli effetti di questo recettore: modificando la tensione (leggermente) del muscolo retto laterale di un pesce, questo cominciava a ruotare in tondo e col passare del tempo presentava un rilevante atteggiamento scoliotico (il dottor Bernard Bricot conferma di aver trovato quasi sempre nel bambino scoliotico un coinvolgimento oculare di tipo propriocettivo). In seguito il lavoro di Lacour : pose un gatto di fronte ad uno sfondo decorato con linee geometriche ben visibili, alcuni mini elettrodi, posizionati in prossimità del tronco encefalico, tracciavano l’attività dei nuclei vestibolari e non registravano niente; se invece le forme geometriche venivano animate di fronte al campo visivo dell’animale, si registrava allora attività elettrica. Lacour dimostrò che le afferenze visive giungono fino ai nuclei vestibolari, che non fanno parte solo dell’orecchio interno, ma sono importanti centri di integrazione del sistema posturale.

Ma l’esperimento a mio avviso più signficativo è stato quello del Professor Jean-Pierre Roll.  Applicò delle vibrazioni di lieve ampiezza nella regione paraorbitaria, corrispondenti ai vari muscoli estrinseci oculari. In base ai muscoli interessati e al “contesto posturale” del soggetto, ottenne i seguenti risultati: in un soggetto in piedi ad occhi chiusi, come si nota nell’immagine del posturogramma sulla destra, la vibrazione sui retti inferiori provocava lo spostamento del centro di gravità del corpo verso l’indietro, mentre quella dei retti superiori aveva l’effetto opposto; la vibrazione del retto laterale dell’occhio destro e del retto mediale dell’occhio sinistro portavano ad uno spostamento del centro di gravità verso sinistra, mentre la stimolazione inversa causavano lo spostamento verso destra. Altri effetti cinestesici furono rivelati da questa variante illustrata a fianco: in un soggetto ad occhi chiusi e con il busto bloccato, la vibrazione del retto laterale destro evocava la sensazione di rotazione del capo verso sinistra, e la sensazione opposta stimolando il retto laterale sinistro; la vibrazione dei retti superiori suscitava la sensazione di inclinazione del capo verso il basso, e la sensazione risultava opposta con i retti inferiori. Inoltre a capo fisso e busto libero, le corrispettive stimolazioni dei muscoli oculari rievocavano le stesse percezioni illusorie di movimento, stavolta però riferite sul tronco. L’esperimento terminò con il soggetto al buio totale, mentre fissava un bersaglio luminoso: la stimolazione del retto laterale di un occhio generava la falsa percezione di spostamento del bersaglio verso il lato opposto. Tutti gli esperimenti di Roll dimostrarono nettamente l’importanza del recettore oculare nel controllo della postura, e che la minima incongruenza e coordinazione (asimmetria di tensione muscolare destra-sinistra) tra i vari muscoli, poteva ripercuotersi negativamente su tutto il corpo.

I MUSCOLI ESTRINSECI DELL’OCCHIO

Sono in tutto sei per occhio, quattro retti, superiore, inferiore e i due laterali, e due obliqui, superiore e inferiore (non ho classificato l’elevatore delle palpebre perché non interviene attivamente come gli altri nel controllo posturale). I retti e l’obliquo superiore si inseriscono nello sfenoide con il tendine o Anello di Zinn, mentre l’obliquo inferiore è l’unico che si inserisce in prossimità del canale lacrimale. Il muscolo obliquo superiore è innervato dal nervo Trocleare ( IV° nervo cranico), mentre il retto laterale è innervato dall’Abducente (VI°); gli altri retti e l’obliquo inferiore sono innervati dall’ Oculomotore (III°).

AZIONI:

Questi muscoli contribuiscono al movimento oculare in tutte le direzioni, e nel dettaglio:

  • Retti superiore e inferiore: il primo è un elevatore, il secondo è abbassatore;

  • Retti mediale e laterale: uno adduce, l’altro abduce;

 

Obliqui superiore e inferiore: il superiore abbassa e lateralizza, l’inferiore eleva e lateralizza.

LE VIE DELL’OCULO-CEFALO-GIRIA

Che cosa sono le vie dell’oculo-cefalo-giria?

Il nome si riferisce ai fasci nervosi che collegano occhio, vestibolo e propriocezione cervicale, che hanno la funzione di integrare le informazioni per stabilizzare il capo nello spazio e il capo rispetto al tronco; queste vie sono composte da:

Le afferenze propriocettive muscolari oculari che provengono dall’oculomotore, l’abducente e il trocleare gia citati;

 

Le afferenze vestibolari che giungono al tronco encefalico tramite il nervo vestibolo-cocleare, che con la branca vestibolare arrivano al nucleo omonimo;

 

Le informazioni cervicali che raggiungono il nucleo spinale del trigemino, porzione bulbare, e le trasmette al nucleo principale del trigemino, porzione mediopontina.

 

Dallo schema di Bricot si intuisce, dal punto di vista neurologico, la complessità delle interconnessioni che legano i muscoli dell’occhio a quelli del collo e delle spalle.

Le vie dell’oculo-cefalo-giria evocano dei riflessi neuro-posturali definiti generici, che rappresentano la nostra risposta effettrice, e sono di tre tipi:

Riflesso oculo-giro, stimola l’ipertono muscolare controlatetale;

 

Riflesso cervico-giro, stimola l’ipertono muscolare ipsilaterale;

 

Riflesso vestibolo-giro, ipertono controlaterale;

Mi soffermerò sul riflesso oculo-giro: ruotando gli occhi verso destra, senza ruotare il capo, si stimola l’ipertono di sinistra (controlaterale), tant’è che se provate a distendere le braccia in avanti con gli indici puntati, a condizioni fisiologiche, l’indice sinistro risulta più indietro, perché il braccio è retratto dall’aumento del tono muscolare; parametro invertito se si guarda a sinistra (ecco spiegate le reazioni dei soggetti nei lavori di Roll). Questi riflessi per noi posturologi sono molto importanti nella valutazione posturale, poiché se sono alterati, ci danno già degli indizi sulle condizioni del paziente, e posso essere inoltre utili nei controlli periodici programmati.

 

DISTURBI PROPRIOCETTIVI

Come interferisce negativamente l’occhio sulla postura di un atleta? Le principali problematiche legate al recettore oculare sono di due tipi:

  • disturbi rifrattivi, legati ai meccanismi di visione;

  • disturbi propriocettivi, connessi alla muscolatura;

Se i disturbi della rifrazione (miopie, ipermetropie, ecc…) sono conosciuti e corretti (a volte anche troppo, perché anziché dell’uso di lenti e occhiali specie per le patologie lievi basterebbe una ginnastica specializzata per risolvere, ma non è molto conosciuta e sponsorizzata in Italia), non è lo stesso per le problematiche relative alla propriocettiva, per il semplice fatto che i parametri degli oculisti sono diversi dai nostri. I principali disturbi della propriocettiva sono relativi alla convergenza oculare, ossia la capacità di far convergere gli occhi verso l’interno con mira ad inseguimento, e ai difetti di parallelismo degli assi di visione, chiamate generalmente eteroforieNella maggior parte dei casi in cui ho intercettato la patologia oculare come causa del disturbo posturale, ho riscontrato l’ipoconvergenza, che è appunto la difficoltà o spesso e volentieri la totale incapacità di far convergere l’occhio, e l’exoforia, ovvero la deviazione latente degli assi di visione verso l’esterno. E’ chiaro che noi esseri umani estremamente complessi ed unici, raramente presentiamo un solo difetto alla volta, ad esempio potremmo trovare exoforia ed iperforia (assi di visione deviati verso l’alto), associate ad ipoconvergenza.

Un aspetto importante che il posturologo deve sempre tenere a mente, è che un disturbo monolaterale è più dannoso di uno bilaterale:  l’interferenza mono-oculare è, posturalmente parlando, più deleteria perché può causare scompensi su una intera catena muscolare, può alterare infatti il tono muscolare a partire da trapezio e sternocleidomastoideo, causando a cascata incongruenze di tono tra una catena crociata e l’altra.

Un esempio di test che valuta la capacità di convergenza oculare con la sfera di Wolff

Pensiamo dunque a un runner con un disturbo di ipoconvergenza monolaterale: non sarà in grado di sfruttare il proprio corpo adeguatamente, il passo sarà irregolare, la tecnica di corsa verrà meno, e avrà di conseguenza molto più dispendio energetico. Si pensi anche a un ciclista con un difetto di parallelismo degli assi di visione: non potrà distribuire il proprio peso sulla bici in modo uniforme, ergo i carichi muscolari non saranno omogenei. Questi principi possono essere applicati a tutti gli atleti di qualsiasi sport, perché una problematica di disfunzione posturale, come la definisce il Ministero Della Salute (documento del 29 dicembre 2017), risulta invalidante a qualsiasi livello, a meno che l’atleta non abbia sviluppato un’allometria* tale da potergli comunque garantire prestazioni di alto livello e nonostante i “canoni tecnici” risultino all’apparenza errati. Esemplare è stato il caso dell’ex velocista Michael Johnson, un fenomeno mondiale che tanto ha vinto malgrado il suo portamento atipico.

*Definizione di Allometria: condizione di stabilità ottenuta attraverso strategie posturali allo scopo di mantenere una posizione eretta in opposizione alla forza di gravità.

TRATTAMENTO

Come interviene un posturologo in questi casi?

Una volta intercettato l’occhio come recettore perturbato in seguito alla valutazione, si procede con una “ginnastica oculare“, porponendo all’atleta una serie di esercizi da dover eseguire con continuità per un determinato periodo. Un esempio di rieducazione ortottica può essere così descritta:

  • Circonduzioni in senso orario e antiorario ad occhi aperti (dobbiamo fare attenzione che l’atleta non ruoti anche il capo che deve rimanere fermo);

  • La freccia per l’auto-allenamento

  • Circonduzioni ad occhi chiusi;

  • Rotazioni del capo con sguardo fisso su una mira (un oggetto ben visibile, ad altezza occhi e possibilmente a 3 metri minimo di distanza);

  • Freccia per l’auto-allenamento: La linea punteggiata è su entrambi i versanti della freccia, dunque gli occhi vedono due immagini identiche; il paziente deve convergere lo sguardo nei punti più lontani, in modo tale che i due punti si uniscano e ne diventino uno solo, di conseguenza anche la linea si interseca a quel livello. Lo scopo è quello di far convergere lo sguardo verso i punti prossimali, fin quando la vista non si offusca o si sdoppia; a quel punto ci si ferma e si ricomincia.

Ci sono altre metodiche, quali l’osteopatia craniale, che rappresenta una buona soluzione per il trattamento del recettore oculare (ed è molto utile anche se dobbiamo ripristinare una malocclusione, dunque nel caso in cui il recettore da dover trattare sia lo stomatognatico), e la magnetoterapia, che va ad agire attraverso la stimolazione magnetica sul muscolo retto laterale (e in minima parte anche sul piccolo obliquo) dell’occhio ipoconvergente, da cui si otterrà un rilassamento muscolare. C’è da dire che la magnetoterapia è piuttosto scomoda, prevede infatti che il paziente porti un piccolo magnete in corrispondenza del taglio dell’occhio 24 ore al giorno sei giorni su sette; ecco perché, per ciò che mi riguarda, la utilizzo prevalentemente per scopi valutativi. L’obiettivo della ginnastica oculare è rieducare l’occhio alla sua massima funzionalità, promuovendo dunque una “riprogrammazione posturale” che andrà a modificare la postura dell’atleta poiché ripristinerà un equilibrio perso e renderà fisiologici i parametri allometrici. I risultati sono generalmente buoni, ed è possibile notare già dopo i tre mesi (in genere è il periodo in cui faccio il primo controllo) alcune modifiche alla postura. Bisogna tener presente che una riprogrammazione richiede tempo e spesso risulta lunga, dai 10 mesi in poi; tanto più il disturbo è datato, maggiore sarà la durata del trattamento.

BIBLIOGRAFIA

Eric Kandel “Principi di neuroscienze” Zanichelli, 2014

Bernard Bricot “La riprogrammazione posturale globale” Marrapese Edizioni; 1998

Luca Deidda “dispense di posturologia integrata”

Roll, j. P. and Régine roll. “kinaesthetic and motor effects of extraocular muscle vibration in man.” (1987).

Baron J. “Djsfonctionnement oculomoteur et trouble frustre de l’équilibration”  Camip. 85-88, 1966, 22.

Gagey “L’entrée visuelle du système postural fin: une approche clinique de la vision, vision et posture iii paris” 1990 agressologie, 1991, 32, 3 : 183-186.

Articolo a cura del Dott. Filippo Marrucci

Laureato in Scienze delle Attività Motorie e Sportive

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Dott. Fabio Perna

Chinesiologo Clinico (Specialista in Esercizio Fisico Adattato). Aree di interesse: Osteoporosi - Cardiopatie - Recupero Motorio Post-riabilitativo - Rieducazione Posturale - Malattie Metaboliche (Diabete Mellito, Sindrome Metabolica, Obesità) Consulenza: dott.fabioperna@gmail.com

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